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AI festival 2025. Universitá Bocconi. 

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L’intelligenza artificiale fatica ancora a eseguire compiti che per gli esseri umani sono intuitivi, come riconoscere una finta espressione facciale o risolvere problemi con creatività.


Un bambino può apprendere osservando una singola esperienza, mentre una macchina ha bisogno di migliaia di esempi per giungere alla stessa deduzione.


La vera rivoluzione dell’AI non riguarderà quindi solo l’aumento della potenza computazionale nella gestione dei dati, ma soprattutto la sua capacità di integrarsi e interagire con il contesto sociale e umano.


Non si conoscono ancora le modalità e le tempistiche di questa evoluzione.


L’unica certezza è che la rivoluzione dell’AI non sarà solo industriale, ma anche sociale, economica, etica e, soprattutto, antropologica, poiché investirà ogni aspetto della nostra vita. Volenti o nolenti, bisognerà prenderne atto, anche quando genera incertezza e un ragionevole senso di inquietudine.


Obiettivo o speranza: un’AI antropocentrica, con l’essere umano al centro del suo sviluppo, capace di migliorare efficienza e produttività senza compromettere conoscenza e valori fondamentali.


Per quanto riguarda i modelli di AI (con riferimento a quanto accaduto poche settimane fa con il lancio di DeepSeek), è emerso che non sempre il modello più potente è quello vincente, ma piuttosto quello più efficiente e, soprattutto, adattabile alle esigenze aziendali. 

L’adozione dell’AI nelle imprese dovrà quindi basarsi su un’attenta valutazione dei dati utilizzati e degli obiettivi da raggiungere, integrando diversi modelli in modo complementare.

L’AI aziendale sarà plasmata dalle decisioni umane, dall’interazione tra esperti di diverse discipline e dalla sua integrazione armoniosa nei processi aziendali.


Almeno per ora.



 
 

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©2024 Michele Lombardi

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