Nelle scorse settimane la stampa ha dato ampio risalto alle dichiarazioni di Sergio Marchionne sugli effetti collaterali conseguenti alla maggiore produzione di energia elettrica che potrebbero sterilizzare i vantaggi ecologici dell’auto elettrica in termini di riduzione di emissioni inquinanti.
Si sono create due linee di pensiero tra chi sostiene l’elettrificazione dell’auto, considerandola una panacea a livello ambientale, e chi invece teme conseguenze gravi e ancora più nocive rispetto la tradizionale combustione.
Questi ultimi citano fra le principali motivazioni: la dipendenza della produzione dell’energia elettrica da fonti tradizionali e inquinanti come il carbone (soprattutto in Cina), i problemi relativi allo smaltimento delle batterie al litio, la difficoltà a reperire lo stesso metallo in natura e le conseguenze sociali poiché le fonti di approvvigionamento del litio sono concentrate in paesi tradizionalmente instabili dal punto di vista politico.
Di fatto tutte le argomentazioni, che siano tecniche o politiche, hanno una loro concretezza e ragione. Non esiste cioè, nonostante si stiano facendo molte valutazioni e stime, una misurazione certa sui vantaggi/svantaggi correlati all’uso di auto elettriche e alla maggiore produzione di energia che essa richiederà poiché di fatto nessuno è in grado di prevedere quando (e soprattutto quanto veloce) sarà l’impatto sul mercato dell’introduzione dell’auto elettrica. Le stesse vendite di auto elettriche nel 2017 sono inferiori alle stime degli analisti così come, d’altro canto, le migliaia di prenotazioni della Tesla serie 3 hanno invece sorpreso tutte le case automobilistiche.
Ho apprezzato molto l’intervento di Lucio Tropea, Direttore Vendite Smart nel mercato italiano che, in un recente convegno a Milano ha dato una lucida e concreta visione sui prossimi passi dell’auto elettrica. “Per sostenere la migrazione tecnologica nessuno può fare da solo”, ha dichiarato. “Sono necessarie infrastrutture, bisogna affrontare l’ecosistema della mobilità integrata e generare valore e remunerazione nella filiera”.
Il passaggio all’auto elettrica è di fatto un sistema complesso che richiede l’intervento di molti attori ma soprattutto un cambiamento cultuale e organizzativo che si concretizzerà in una grande sfida per l’umanità. Non è sufficiente fare auto elettriche rendendole più efficienti e performanti in termini di durata e chilometraggio lasciando soli i costruttori nella progettazione del prodotto. L’auto elettrica è un progetto ampio che si basa su un forte sostegno all’intera green economy e alla sua filiera oltre che la ricerca costante di fonti ecologiche e alternative per la produzione di energia elettrica.
Il vero cambiamento di cui pochi parlano è determinato dagli enormi investimenti che costruttori, fornitori e governi nazionali stanno finalmente destinando alla ricerca è sviluppo (pannelli solari, batterie/accumulatori, sistemi di generazione di energia eolica, reti di colonnine di ricarica etc…).
Ricordiamo quando a seguito della crisi petrolifera che generò l’austerity nel 1974, per timore di rimanere senza combustibile tutti, costruttori, fornitori e governi dei paesi industrializzati spinsero per lo sviluppo di motori con consumi più bassi e più ecologici. Anche la politica diede il suo contributo stimolando approcci nuovi per le città soffocate dallo smog.
La tecnologia in questo senso ha fatto grandi passi in avanti se si confrontano le moderne motorizzazioni, la riduzione delle emissioni inquinanti e dei consumi.
Sono convinto che succederà lo stesso per l’auto elettrica poiché ingenti risorse si stanno spostando in questa direzione e non passa giorno che non vengono annunciate nuove scoperte e soluzioni più performanti.
Questi investimenti faranno la differenza tra le previsioni di oggi e ciò che invece potrebbe avvenire domani con radicali e repentini cambiamenti della domanda e degli scenari produttivi. La stessa auto con guida autonoma è stata considerata per anni un puro sogno futurista ma, per effetto degli enormi investimenti e della competizione che si è creata in termini di ricerca e sviluppo, è una realtà più vicina e concreta di quanto si pensi.
Una sfida enorme che darà vita a una accesa competizione globale fra costruttori e i governi stessi dei paesi con impianti produttivi (vedi la lettera dell’ ACEA – Associazione dei Costruttori Europei – ai governanti Cinesi) con accelerazioni e frenate ma questa volta per una finalità che condividiamo tutti: il futuro del nostro pianeta.
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