Cronaca di un giorno isolati dal mondo senza corrente ne internet
- michelelombardi9
- 6 mag
- Tempo di lettura: 4 min

Un satirico reportage da un nostro improvvisato corrispondente a Lisbona durante il black-out totale del 28.04.2025
Erano circa le 10:30 quando mia moglie saliva sullo sgabello per sostituire la lampadina della plafoniera nella camera delle sempre “bimbe” (ormai oggi ultraventenni), protestando contro il malfunzionamento delle nuove tecnologie LED rispetto ai filamenti delle vecchie lampade analogiche.
Per lei, le nuove tecnologie sono sempre state meno affidabili. Ne riceveva conferma poco dopo, mentre si faceva i ricci con la moderna piastra elettrica che, a sorpresa, non funzionava. A quel punto, il problema non era né la lampadina né la piastra, ma la mancanza di corrente.
«Ecco i soliti che tolgono la corrente senza avvisare i cittadini», imprecava, più preoccupata di come gestire la capigliatura senza l’uso della piastra che della reale mancanza di elettricità.
La protesta terminava pochi minuti dopo. Una telefonata della sorella la gelava: il guasto non era circoscritto al quartiere, ma coinvolgeva mezza Europa rimasta senza corrente.
Lo aveva appena sentito alla radio, in auto grazie alle vecchie onde elettromagnetiche.
All’improvviso un brivido mi percorreva la schiena. Avevo appena finito di vedere su Netflix la serie Zero Days, con protagonista Robert De Niro, in cui si prefigurava un blackout di 24 ore negli Stati Uniti con conseguenze disastrose e migliaia di morti: aerei che perdevano i contatti con le torri di controllo, incidenti provocati dallo spegnimento improvviso dei semafori, gente intrappolata nella metro, banche chiuse e impossibilità di prelevare denaro contante per acquistare beni di prima necessità. E poi lo sciacallaggio, con violenti assalti ai supermercati e la polizia impotente.
Oddio! Le ragazze intrappolate nella metro di Atene, o in qualche centro commerciale? La vicina in viaggio in aereo?
Tutti questi pensieri mi attanagliavano mentre la moglie cercava una valida alternativa alla piastra: avvolgeva i capelli in asciugamani bagnati fermati con dei calzini (lo aveva visto fare su Facebook...).
Niente TV, niente Internet, niente che potesse farci capire cosa stesse succedendo. Solo l’autoradio in strada e giornalisti improvvisati allo sbaraglio, con interviste imbarazzanti a gente completamente spaesata. A un signore fuori da un ristorante chiedevano: «Adesso che il bancomat non funziona, non ha un euro in tasca e il cellulare non ha campo come pensa di pagare il conto?». A una donna sui 50 un po' fuori forma che coraggiosamente aveva appena comprato una serie di slip sexy da Victoria's Secret al centro commerciale Columbus: «Come pensa di affrontare le prossime ore se il blackout dovesse prolungarsi?».
Grazie al cielo, la rete telefonica funzionava a tratti per le chiamate. Venivamo a sapere che il problema coinvolgeva "solo" Spagna e Portogallo. Le figlie in vacanza ad Atene erano al sicuro. Anche i nonni stavano bene. Anzi, il nonno cercava di recuperare una vecchia radio a transistor, unico oggetto capace di ricevere notizie, orgoglioso di averla conservata e convinto di poterla vendere al mercato nero di Alfama a prezzi da capogiro.
Capannelli di giovani, orfani degli smartphone, vagavano come palloncini sgonfi per le vie del centro di Lisbona, affollate per lo svuotamento di negozi e uffici.
Era una giornata di sole splendida. La gente sembrava una folla di pazienti finalmente all’aria aperta dopo una lunga degenza. Senza metro, google maps o social, lo smarrimento era totale: «Come torno a casa?», «Come vivo senza cronaca social e selfie?».
Come negli anni ’80, le persone chiedevano informazioni l’una all’altra. Erano atteggiamenti che non si vedevano da anni.
Agli incroci gli automobilisti, liberi dalla tirannia dei semafori, si lasciavano guidare da anziani improvvisati agenti del traffico. Il traffico era caotico, ma gentile. Niente panico. Contrariamente a quanto mostrato nella serie TV americana, dove la gente si azzuffava e addirittura si sparava per una scatola di aspirine, a Lisbona regnava la pazienza. Nessuno suonava il clacson; anzi, si cedeva il passo con cortesia, consapevoli dell’evento eccezionale che si stava vivendo…tutti insieme!
Due proprietari di Tesla segnalavano le loro auto in panne, e un generoso conducente di una vecchia Ford Escort diesel dell’86 offriva loro un passaggio. I residenti delle villette, come ladri, scavalcavano i cancelli elettrici per uscire di casa. Nei centri commerciali, i poliziotti consolavano con gentilezza i clienti in crisi per la chiusura improvvisa dei negozi. Nessun saccheggio.
Le teorie sul blackout invece proliferavano, alimentate da fake news improvvisate: Missili Houthi deviati da Israele e caduti sui pannelli solari dell’Estremadura; Gruppi di obesi russi ubriachi che, per un mega-party in Galizia, avevano acceso fari alogeni e amplificatori di potenza facendo saltare le linee elettriche; Hacker cinesi della Huawei in protesta per i salari più bassi rispetto ai colleghi europei; Il presidente Trump che aveva imposto il 200% di dazi sul jamón iberico, causando il crollo dei titoli energetici per il mancato uso delle affettatrici elettriche;
Bisognava approfittare di questa giornata straordinaria per andare in spiaggia. E infatti la spiaggia di Carcavelos era affollata come una domenica d’agosto. I 27 gradi, inusuali a fine aprile, rendevano il tutto surreale.
Ragazzi che giocavano a palla senza mandarsi messaggi su WhatsApp, pur essendo sotto lo stesso ombrellone. Nuovi e semplici riti senza smartphone, selfie e altre amenità.
Spuntavano delle inedite chitarre con gruppetti di giovani a cantare.
I bar funzionavano con qualche limite: bibite a temperatura ambiente, Spritz sgasati e dal colore rosso sbiadito per il disgelo delle bottiglie di Aperol, pasti caldi grazie a cucine a gas non ancora soppiantate da piastre elettriche, ristoranti di sushi che regalavano il pesce crudo ai gatti, increduli per tanta generosità.
Al calar del sole, le comitive si organizzavano per cenare a lume di candela, rovistando tra le provviste.
I vu cumprà avevano sostituito le catenine con accendini e candele a 5 euro il kit.
Niente TV, radio, telefoni o musica amplificata, solo il rumore delle persone in strada, a cantare con vino e sangria. Un ritrovato amore per la convivialità improvvisata, in perfetto stile anni ’80.
Alle 21:30 circa un boato festeggiava il ritorno dell’elettricità.
Tutto tornava come prima: partivano i post sui social, innumerevoli whatsapp e una lunga carrellata di notizie via internet.
Qualche sospiro di sollievo e un pensiero: peccato non si stava poi così male!
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